Rabbia, frustrazione, incomprensione. Il musicista vive di questi tempi un cocktail di sensazioni amare, avvilenti: dopo aver passato quattro quinti della sua vita tra scuole, teatri ed auditorium, aule di conservatori, accademie e sale da concerto, è come se qualcuno, con l’aspetto del Grande Fratello, gli dicesse: “Bene, ti sei divertito. Ora, sta’ chiuso in casa”. E’ francamente insopportabile.
Tante persone si trovano nella stessa barca malandata, alla mercè dei marosi della Pandemia e del governo, del comitato tecnico-scientifico e del coronavirus: per lo meno non ci si sente soli. Il popolo che va alla deriva, verso un approdo difficilmente individuabile in tempi stretti, è molto eterogeneo: il musicista, oltre ai compagni di viaggio che si aspetterebbe di avere secondo logica, ossia gli altri musicisti, nelle loro diverse specie e categorie, si trova insieme agli attori del teatro e del cinema, e poi ai ristoratori e ai baristi, ed anche a tutti i professori della scuola e dell’università, e pure agli studenti dei licei e degli atenei… c’è veramente tanta gente!
Sulla sfortunata barcaccia è salito anche un cospicuo gruppo di politici e politicanti: li si riconosce dai possenti salvagente con cui si cingono il corpo, e perchè, come al solito, dicono tutto e il contrario di tutto. Ci sono quelli che fanno l’opposizione al governo, salviniani, meloniani, forzitalioti; ma anche quelli che l’opposizione non dovrebbero farla perchè fanno parte del governo, come i renziani e altri obiettori postumi di coscienza. Sono tutti solidali con il mondo della ristorazione, dell’università, della scuola e della cultura, gravemente attaccato dai DPCM del governo a marca PD e Cinquestelle.
Quando si accorge di questa piuttosto folta presenza, è proprio allora che il musicista comincia a sentirsi fuori luogo: sì, perchè tra sè e sè una vocina comincia a dirgli che è un dato di fatto che questi politici e politicanti hanno passato gran parte della loro vita nei bar e nei ristoranti; e poi, quella stessa vocina tra sè e sè continua a dirgli che i politici e i politicanti avranno sicuramente attraversato, con estro più o meno rilucente, percorsi scolastici ed universitari; e pertanto una certa infarinatura di contenuti l’avranno anche maturata, al punto di essere persino capaci di esprimere adeguati e coscienziosi commenti all’ultimo film di Muccino. Insomma, i politici e i politicanti sono in qualche realistica misura solidali con i problemi lavorativi dettati dalla chiusura forzata di luoghi di distribuzione di Campari o di Pizza, e in ultima analisi anche con quelli del mondo scolastico e del cinema.
Però il musicista non ricorda un solo concerto, tra tutte le migliaia della sua vita, in cui vi fosse un solo esponente di questa razza in sala, ad ascoltare; a meno che non fosse un concerto organizzato in una qualsivoglia di quelle kermesse che imperversano sul mondo, generalmente spacciate come “eventi”; o che non fosse la prima di qualche opera lirica, quando i politici e politicanti vanno a vantare il loro privilegio di avere il biglietto omaggio alle poltrone di prima fila, entrando in teatro gratis, grazie al loro essere “rappresentanti” del popolo, sfoggiando vestiti, acconciature all’ultimo grido, vuoti sorrisi che sono misura stessa del nulla.
Al musicista, allora, verrebbe voglia di gettarsi fuori dalla barca alla deriva, e di fare a meno una volta per tutte di queste testimonianze di carità pelosa. Se non lo fa, non è soltanto perchè è un debole come tanti altri: ha anche imparato a sue spese che i tempi non sono più tali da poter sperare che ci sia oggi qualcuno disposto a credere nella grandezza di un gesto estremo. Anzi, se Socrate la bevesse su quella barcaccia, la cicuta, passerebbe alla storia come un imbecille, non come l’inventore del pensiero moderno.
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